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List:       kde-i18n-it
Subject:    Re: Storie d'amore e d'anarchia
From:       a.celli () caltanet ! it
Date:       2003-10-01 13:44:45
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Mi dispiace che ho innestato una discussione e poi devo andare via per qualche giorno :-( 
 
Scrive Andrea Rizzi <rizzi@kde.org>: 
 
> Alle 18:02, martedì 30 settembre 2003, Alessandro Astarita ha scritto: 
> > Alle 22:52, lunedì 29 settembre 2003, Andrea Celli ha scritto: 
> > > Il punto essenziale dello sviluppo a "bazar" di Linux è la 
> > > capacità di collaborare ad un livello sostanzialmente paritetico 
> > > tra molte persone.  
..... 
> > Però, ognuno è responsabile di ogni device driver, di ogni subsystem 
> > e di ogni architettura supportata. Nel momento in cui qualcuno propone 
> > una modifica viene subito indirizzato al maintainer di quel 
> determinato 
> > sottosistema. Non accade mai che dopo N giorni di inattività il 
> > responsabile viene "spodestato" dal suo progetto. ;-) 
..... 
> Sono assolutamente d'accordo con Alessandro. Il modello a "bazar" 
> utilizzato  anche in KDE non è assolutamente la totale anarchia. 
 
Infatti, non volevo affatto accettare le proposte di Daniele. 
Se devo fare un fuzzy alla settimana per non perdere il pacchetto, 
mi metto a fare l'operaio alla catena di montaggio come Charlie Chaplin  
in "Tempi Moderni", è decisamente meno stressante! 
D'accordo anche che una sola persona sia responsabile del pacchetto. 
Se un compito è "mio" lo curo e ci faccio le nottate per completarlo e 
rifinirlo, se è di tutti e di nessuno ... "oggi non ne ho voglia, magari ci do 
un'occhiata domani. Peccato! neanche oggi ho avuto tempo..." 
 
Però vorrei cercare delle forme per collaborare un po' più strettamente. 
D'accordo che i miei pacchetti sono tradotti splendidamente, ;-) 
ma quanti li hanno verificati? 
In kspread, nel quale abbiamo messo le mani in molti, secondo me 
ci sono parecchie cose che non vanno. A cominciare da una 
scarsa uniformità di linguaggio, per arrivare a dei veri e propri 
errori. Girando per il PO per completarlo, mi sono imbattuto in  
diverse traduzioni "balorde" che ho corretto. Quante ne restano? 
 
Ecco, un lavoro pubblico di revisione è secondo me l'occasione per 
collaborare più strettamente ed acquisire uno stile di traduzione  
comune. Non credo, invece, a glossari rigidi! 
 
Secondo me, il lavoro di revisione potrebbe essere anche un buon 
modo per "addestrare" i nuovi traduttori. Ora si affida a qualcuno che 
sostanzialmente non conosciamo  il compito di preparare un PO, che  
spesso finisce nella release senza controllo. Revisionando il lavoro degli  
altri avrebbero modo di vedere lo "stile" di traduzione e uniformarvisi 
o (proprio perché guardano con mente fresca) di fare osservazioni 
particolarmente utili. 
 
ciao, Andrea 
_______________________________________________
Traduzioni di KDE in italiano: http://i18n.kde.org/teams/it
http://mail.kde.org/mailman/listinfo/kde-i18n-it
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